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Il 2008 è una stagione senza appello: Troy Bayliss ha già annunciato che questo sarà il suo ultimo anno di corse, l’ultima possibilità di aggiudicarsi il terzo titolo superbike e l’unica chance per ottenere questo primato in sella a tre Ducati di diversa generazione.
Difatti è proprio della casa di Borgo Panigale la grande novità dell’anno, con l’avvento della nuova 1098R in sostituzione della 999 che viene affidata nel team ufficiale all’australiano ed al suo nuovo compagno di squadra Michel Fabrizio.
Sulla stessa moto troviamo anche piloti come Lanzi, Smrz ed i piloti del team Borciani: Ruben Xaus e Max Biaggi che dopo un inverno tribolato, riesce in extremis grazie al determinante intervento dell’organizzatore del campionato, la FG Sport, a trovare una sella per il 2008.
La Honda, perso il campione del Mondo James Toseland, si affida al transfuga della Moto gp Carlos Checa, al campione SBK inglese Ryuichi Kyonari ed al campione del Mondo Supersport 2007 Kenan Sofuoglu.
Nessun cambiamento in Yamaha con Corser ed Haga nel ruolo di favoriti annunciati per il titolo, mentre in casa Suzuki si schierano due nuove moto per Nieto e Kagayama ed un esemplare dell’anno precedente per la promessa tedesca Max Neukirchner.
La quarta casa giapponese, la Kawasaki, è chiamata a confermare i progressi di fine 2007 e si affida al sempre verde Regis Laconi ed al rientrante Makoto Tamada, che già aveva impressionato tutti nel 2002, quando si permise di dare una severa lezione di guida ad Edwards e Bayliss.
Si preannuncia come un campionato molto equilibrato nelle premesse, ma già durante le prove della prima gara a Doha si scopre che non è così, infatti anche se la pole position va a Mr Superpole Corser, alle sue spalle si piazzano un nugolo di Ducati 1098 con Xaus e Biaggi a capitanare il gruppo, mentre Troy è in difficoltà e si deve accontentale di un settimo tempo.
La gara sembra poter confermare il dominio della 1098, con Biaggi che attende pazientemente che le gomme delle quattro cilindri vadano in crisi, lasciando così sfogare nelle prime fasi Neukirchner, Corser e Haga, ma alle sue spalle vigila un guardingo Bayliss, che sembra anche lui giocare d’attesa, mentre Xaus non riesce a tenere il ritmo dei primissimi.
A metà gara Biaggi passa all’attacco e supera brutalmente Haga, che in tutta risposta cerca di rifilargli un gestaccio, rovinando però a terra davanti alla Ducati n.21 che lo evita di un soffio.
Per l’australiano questo è il segnale che bisogna passare all’azione ed in due giri supera Biaggi, Corser e Neukirchner ponendosi al comando con una facilità irrisoria, ma dopo poche curve il pilota di Taree sbaglia clamorosamente e finisce fuori pista, rientrando in quarta posizione.
Nel frattempo l’alfiere di Borciani ha preso il comando, mentre Troy sembra non riuscire a trovare il ritmo giusto e finisce spesse volte lungo in curva, perdendo sempre più contatto con i primi.
Dopo qualche giro il pilota del team Ducati ufficiale ritenta la rimonta e raggiunge Neukirchner e Corser sempre in bagarre per la seconda piazza, tentando l’attacco in ogni punto della pista e dopo due strepitosi sorpassi si getta all’inseguimento di Biaggi, distante ormai un paio di secondi, ma i giri alla fine sono soltanto quattro.
Bayliss non si perde d’animo e raggiunge la moto di testa in un batter d’occhio, ma non sembra avere lo spunto giusto per compiere il sorpasso e così si arriva all’ultimo giro senza che nulla sia cambiato.
Troy inizia ad attaccare il romano, che però si difende senza problemi, ma quando ormai nessuno se lo aspetta, l’australiano sfodera uno spettacolare sorpasso alla penultima curva e passa al comando, però Biaggi non ci sta e tenta una replica all’ingresso dell’ultima piega, ma astutamente Baylisstic, aspettandosi la manovra, si tiene tutto all’esterno per poi incrociare la traiettoria con Max in uscita di curva e riprendendosi così la leadership che non mollerà più fino al traguardo.
Troy Bayliss vince così la prima gara sulla nuova Ducati tra il tripudio del suo box che stenta a credere ad una vittoria così inaspettata.
Gara due è caratterizzata da un duro duello tra i due galletti del team Borciani, mentre il vincitore della prima manche che è in difficoltà con le gomme, si accontenta del quarto posto, non senza il brivido di un contatto col compagno di squadra Michel Fabrizio.
La gara è vinta da un sorprendente Fonsi Nieto che in sella ad una Suzuki, come sempre molto veloce in rettilineo, regala alla compagine di Batta una vittoria del tutto inaspettata.
Il secondo appuntamento si tiene in Australia, la gara di casa per Bayliss e l’australiano sin dalle prime prove libere non delude i suoi fan ponendosi sempre al comando in tutte le sessioni, ma sabato mattina il pilota della Ducati rovina a terra in uscita della penultima curva, proprio mentre stava tentando un giro tirato, ferendosi malamente ad un braccio.
Il dolore è forte, ma la forza di volontà di quest’uomo è ancora più forte e come se niente fosse successo, si getta in pista poche ore dopo il botto per il suo giro di qualifica, facendo segnare un record straordinario che neppure lo specialista delle pole position, il compatriota Corser, riesce ad avvicinare, ma la gara potrebbe essere tutta un’altra storia.
Troy infatti non riesce a riposare per via del dolore al braccio ed è costretto a continui impacchi di ghiaccio per evitare che si possa gonfiare ed impedirgli di poter entrare nelle anguste tute da competizione.
Al via della gara sono molti i dubbi sulla tenuta fisica dell’australiano, ma il ducatista cerca di fugarli subito sul nascere prendendo subito le redini della corsa, ma un terribile incidente tra Fabrizio e Iannuzzo, costringe il direttore di corsa a bloccare la gara, per prestare i soccorsi all’alfiere del team Ducati ufficiale ed al pilota di Pedercini che ne esce con un braccio rotto.
Al secondo via Bayliss si ripete ed allunga deciso sul gruppo, mentre alle sue spalle rinviene rapidamente un Biaggi in rimonta dalla sedicesima posizione.
L’australiano si accontenta di gestire il vantaggio sul romano che sta forzando per tentare il riaggancio al leader, ma il pilota del team Borciani sta andando oltre il limite concesso dalle gomme e scivola qualche tornata più tardi, lasciando Troy da solo al comando con un vantaggio abissale su Corser e sulla coppia Fabrizio, Xaus che già da alcuni giri sta dando spettacolo con manovre al limite del regolamento.
La gara non subisce altri scossoni e Bayliss trionfa tranquillo davanti al connazionale della Yamaha ed allo strepitoso Michel Fabrizio passato in un’ora dalla paura dell’incidente al podio, ma già gara due è alle porte e tutti attendono trepidanti un nuovo duello tra Troy e Biaggi per la vittoria.
Il via è caratterizzato dalla partenza anticipata di alcuni piloti tra cui Fabrizio e Corser che in virtù di ciò prende la leadership, mentre l’omonimo ducatista si mantiene tranquillo dietro al compatriota in attesa dell’inevitabile penalità.
Dopo poche tornate Corser rovina a terra lasciando strada libera a Bayliss che ora comanda davanti a Nieto e Biaggi ed inizia a forzare il ritmo per distanziare gl’inseguitori.
Il romano vorrebbe impedire una nuova fuga del pilota di casa e cerca immediatamente il sorpasso sull’iberico, ma sbaglia ancora una volta e finisce a terra alla curva uno, rischiando addirittura di rimanere investito dalla propria moto che fortunatamente lo sfiora soltanto.
Per Bayliss la gara diventa una tranquilla passeggiata fino al traguarda che taglia tra il tripudio del pubblico che saluta l’ultima vittoria in terra australe del suo idolo, davanti ad un ottimo Checa ed allo spagnolo Nieto che così diventa il più diretto inseguitore di Troy nel mondiale.
Dopo un mese di pausa si torna in pista a Valencia e sin dai primi giri si nota che la situazione è cambiata in maniera enorme rispetto a Phillip Island, infatti il dominio della 1098 si è squagliato come neve al sole ed ora sono le Suzuki, le Yamaha e le Honda a fare il ritmo, mentre le Ducati sono tutte all’inseguimento.
Gara uno vede una fuga iniziale di Neukirchner su Suzuki, inseguito da Checa che si trova sempre più a suo agio sulla nuova CBR e rimonta senza timore da centro gruppo, mentre alle sue spalle le Ducati di un guardingo Bayliss e di uno strepitoso Lanzi si contendono il terzo gradino del podio.
All’ultima curva lo spagnolo porta uno scriteriato attacco al pilota della Suzuki e finiscono entrambi a terra, mentre nello stesso momento Lanzi sorpassa Troy e si ritrova così servita su un piatto d’argento una meritata vittoria che lo ripaga di tante sofferenze, davanti al suo ex compagno di squadra.
In gara due è il ritrovato Haga a fare il bello ed il cattivo tempo, superando e controllando Bayliss fin sotto la bandiera a scacchi, ma per Troy l’appuntamento con la vittoria è solo rimandato, infatti in Olanda il pilota del team Ducati Xerox torna ad imporre la sua legge vincendo con facilità la prima manche, dopo aver lasciato sfogare gli avversari per metà gara, per poi distanziarli con disinvoltura nelle ultime tornate.
Nella seconda frazione l’australiano ritrova nel ruolo di sfidante il “solito” Haga che dopo la caduta della prima manche è intenzionato a riprendersi il successo.
I due si controllano spietatamente per tutta la gara tirando come ossessi fino all’ultima curva, dove il giapponese abbozza un attacco, ma Bayliss riesce a resistere al rush finale di Nitronori ed ottiene così la seconda doppietta stagionale dopo quella ottenuta in Australia.
L’appuntamento successivo si tiene sulla storica pista di Monza, dove è nato il “mito” di Troy Bayliss otto anni prima e l’australiano non delude i suoi tifosi conquistando una pole da urlo, tra derapate ed uscite di curva ben oltre il limite della moto, la gara però è tutta un’altra storia.
Nella prima manche l’australiano chiude terzo alle spalle di Neukirchner ed Haga senza aver mai dato l’impressione di essere in grado di attaccarli, ma in gara due va anche peggio visto che il motore della 1098 si rompe costringendo il n. 21 ad un mesto ritiro, ma questo è niente rispetto a quello che succederà nella gara successiva.
Infatti nel nuovo circuito statunitense di Miller, Bayliss va incontro ad un disastroso doppio ritiro, causati rispettivamente da un suo errore e dalla rottura della leva del cambio sulla sua moto ed un mondiale che sembrava già chiuso si riapre clamorosamente, con lo spagnolo Checa, autore di una doppietta sul suolo americano, nel ruolo d’inseguitore principale.
Al Nurburgring il Ducatista è artefice di uno splendido duello con Haga in prima manche, per poi accontentarsi del secondo posto a causa di un lungo alla prima curva nel difficile tentativo di contenere la foga del giapponese, mentre nella seconda manche si ritrova a chiudere quarto a causa di alcuni errori che compromettono un possibile podio.
A Misano la musica non cambia e Troy è costretto nuovamente a correre in difesa chiudendo entrambe le manche al terzo posto, mentre cambia il suo avversario più diretto che ora diventa Neukirchner, il quale grazie ad alcune superbe prestazioni si porta in seconda posizione nel mondiale ad una quarantina di punti dal leader ed ora si va a Brno, una pista sulla carta totalmente favorevole alle quattro cilindri giapponesi e dove le Ducati hanno sempre storicamente sofferto.
Le prove sembrano confermare questo trend negativo, soprattutto per quanto concerne la rossa di Bayliss, ma è solo apparenza, infatti stiamo per assistere all’ennesimo miracolo di Marinelli e dei tecnici che dopo le tribolazioni iniziali trovano l’assetto giusto e Troy li ripaga con una pole record.
In gara l’australiano lascia sfogare nelle prime fasi il duo Corser-Biaggi, ma a metà manche decide di aver aspettato abbastanza e passa al comando distanziando con irrisoria facilità i suoi avversari, tanto da potersi permettere un gesto di approvazione verso Corser una volta appurato di aver creato il baratro alle sue spalle.
Vince così Bayliss davanti ad un ottimo Corser, mentre Biaggi viene beffato all’ultimo giro dal rimontante Fabrizio che lo fulmina con uno strepitoso sorpasso a tre curve dalla fine e conquista così il suo quarto podio stagionale.
In gara due la storia si ripete con Troy che lascia l’iniziativa nelle prime fasi per poi attaccare attorno a metà gara e lasciare indisturbato il solito duo Corser-Biaggi che si contende la piazza d’onore seguiti a distanza dal sempre positivo Fabrizio.
Delude invece il tedesco Neukirchner che non riesce a mantenere il ritmo dei primi, nonostante fosse atteso ad una gara tutta d’attacco.
Sul traguardo è ancora Bayliss a trionfare, mentre alle sue spalle la contesa che vedeva opposti Gordon Troy, Max e Michel, vede quest’ultimo uscirne vincitore dopo un sorpasso fotocopia ai danni di Biaggi sempre all’ultimo giro e sempre alla stessa curva in cui il pilota di Frascati aveva superato il conterraneo nella prima frazione.
Il team Ducati ufficiale ritrova così la doppietta a distanza di 4 anni quando furono Laconi e Toseland a spartirsi i primi gradini del podio in occasione delle gare di Imola 2004.
Nella gara successiva si va sull’anacronistica pista di Brands Hatch, un circuito da pelo sullo stomaco in cui il manico fa ancora la differenza e Bayliss non si lascia sfuggire l’occasione di una nuova pole.
In gara l’australiano ingaggia un duello rusticano con Kyonari per la vittoria, ma il giapponese che conosce perfettamente il tracciato, gestisce alla perfezione l’aggressività del centauro australiano e riesce a precederlo di un nonnulla sul traguardo, mentre alle loro spalle termina Biaggi che dopo aver raggiunto il tandem di testa tenta una volata finale che non gli riesce.
Nella seconda frazione le cose vanno peggio per Troy che deve accontentarsi della dodicesima piazza a causa dell’ennesimo problema alle gomme, ma questo non stravolge più di tanto la classifica mondiale che vede l’australiano allungare nuovamente sui suoi rivali sempre capeggiati da Neukirchner che però è ormai distante di un’ottantina di punti.
Dopo un mese di pausa il circo della SBK torna in pista a Donington Park, dove molti piloti espongono un adesivo in memoria dello sfortunato Craig Jones, pilota di Supersport che è perito nella gara precedente a Brands Hatch; per la cronaca Bayliss esponeva quell’adesivo in bella vista sopra il suo numero di gara.
Durante tutto il weekend è la pioggia la vera protagonista, facendo capolino sulla pista in tutte e tre le giornate di gara, ma ciò non impedisce al pilota della Ducati di piazzarsi per l’ennesima volta in pole, davanti ad un nutrito gruppo di wild card proveniente dal locale campionato di SBK.
Gara uno parte stranamente su pista asciutta e tutti si affidano alle gomme slick ed è proprio la wild card Tom Sykes su Suzuki a prendere il largo davanti a Troy, ma la corsa viene interrotta dopo una decina di giri per rimuovere l’olio lasciato in pista dal motore rotto della Yamaha di Haga, che ha reso il tracciato impraticabile; si ripartirà dopo una mezz’ora con la classifica che verrà stilata per somma di tempi delle due semi manche.
Al via stavolta è Bayliss a dettare il ritmo ed inizia così un entusiasmante recupero che porta l’australiano a prendersi la testa della corsa, che viene nuovamente interrotta a pochi giri dal termine per via di uno scroscio d’acqua, consegnando così al leader del mondiale una vittoria che sfata per la prima volta il tabù di Donington Park, dove l’australiano non aveva mai vinto neppure ai tempi del British SBK.
Gara due si svolge su pista allagata e stavolta è il giapponese Kyonari a riproporsi come grande mattatore, mentre il centauro di Taree scivola a terra nel tentativo di raggiungere il nipponico che stava dando qualche segnale di crisi, ma questo ritiro non influisce minimamente sulla classifica del mondiale, dato che tutti gl’inseguitori, ora capeggiati da Corser, sono ad oltre cento punti di distanza.
Il round successivo a Vallelunga, potrebbe regalare il titolo a Bayliss, se a fine weekend riuscisse a mantenere un vantaggio sul suo omonimo di almeno cento punti e le premesse sembrano positive, visto che il ducatista annichilisce il pilota della Yamaha con la consueta pole position, ma in gara le cose andranno diversamente da questo previsto.
Nella prima frazione l’aggressivo australiano monta delle gomme troppo dure e si autocondanna ad una scialba sesta posizione, ma nella seconda frazione monta i pneumatici giusti ed i risultati si vedono subito.
Bayliss si porta subito in testa dopo una concitata partenza caratterizzata da uno spaventoso incidente tra Biaggi e Sofuoglu, ma al suo inseguimento si porta subito il rivale per eccellenza: il giapponese Noriyuki Haga.
Ne nasce una battaglia epocale che vede la Ducati n.21 e la Yamaha n.41 sorpassarsi di continuo a suon di staccate da cardiopalma, mentre spettatori di questo duello sono Corser e Michel Fabrizio che seguono a debita distanza lo scatenato tandem di testa.
All’ultimo giro il giapponese sembra avere la meglio, mentre Corser occupa sempre la terza posizione e con questo piazzamento rimanderebbe la festa mondiale del ducatista al prossimo appuntamento di Magny Cours, ma Bayliss non si accontenta e tenta un disperato recupero su Nori.
Intanto alle sue spalle, Fabrizio scavalca Corser, regalando di fatto il titolo al suo compagno di squadra, però questo Troy non può saperlo e persevera nel tentativo di recuperare sul leader della corsa, ma alla terzultima curva esagera e finisce per terra, dando una piccola delusione ai suoi tifosi pronti a festeggiare ,ma il trionfo è solo rimandato all’appuntamento successivo in Francia sul tracciato di Magny Cours.
Ed eccoci al gran giorno: Troy scatta dalla terza posizione e dopo una bella partenza opta per una condotta prudente, incentrata solo all’ottenimento del titolo e lascia scappare via Haga, seguito dallo spagnolo Fonsi Nieto, ma un podio è più che sufficiente per assicurarsi il titolo con tre manche di anticipo.
I giri scorrono lentamente, ma l’australiano tiene sotto controllo la situazione e finalmente ecco la bandiera a scacchi: Troy Bayliss è per la terza volta campione del mondo, stabilendo un record difficilmente eguagliabile, ossia vincere i suoi titoli in sella a tre Ducati di diversa generazione.
E subito a bordo pista scattano i festeggiamenti, con alcuni meccanici della casa di Borgo Panigale che fanno indossare al loro pilota, un casco celebrativo che ripercorre la storia dei suoi tre titoli con tre Ducati diverse ed una maglietta con la scritta “3mendo” riferita ai titoli ottenuti e per enfatizzare le “tremende” emozioni che quest’uomo ha saputo dare alla sua squadra ed ai suoi tifosi.
Ma la festa dura poco, infatti c’è già la seconda gara alle porte ed il ducatista, che sfoggia il nuovo elmo, è intenzionato più che mai a festeggiare il suo trionfo con una nuova vittoria.
Al pronti via la Ducati n.21 scatta al comando seguita dal solito Haga, che dopo essersi preso la seconda posizione in campionato ed aver firmato un contratto che lo legherà alla casa di Borgo Panigale in sostituzione proprio di Bayliss, vuole dimostrare di poter battere il suo illustre predecessore.
La battaglia è senza esclusione di colpi: Nori si pone in testa al plotone appena possibile, ma un leggero piovasco mette in difficoltà il giapponese che viene ripassato dallo scatenato australiano, ma Haga non ci sta e qualche giro più tardi sorpassa nuovamente l’iridato.
La gara volge al termine ed i due funamboli sono ancora ad un battito di ciglia l’uno dall’altro, ma a metà del penultimo giro Troy passa all’attacco nell’insidiosa variante Imola e supera il pilota della Yamaha che ferito nell’orgoglio, non riesce più a tentare un contrattacco.
Bayliss si aggiudica così la nona vittoria stagionale e porta così anche il titolo costruttori sotto le insegne della Ducati, scatenando l’entusiasmo nella sua squadra che ora può davvero dare il via ai festeggiamenti assieme al suo pilota.
Ma c’è ancora una gara da disputare, l’ultima gara in moto della carriera di Troy Bayliss che si terrà sul nuovo ed esaltante circuito portoghese di Portimao.
Troy si presenta in Portogallo in sella alla nuova Ducati 1098 f09, destinata ai piloti della squadra ufficiale della prossima stagione e sfoggiando una livrea dedicata che sarà poi quella che caratterizzerà la 1098 di serie a lui dedicata, che la casa di Borgo Paniagale metterà in vendita in edizione limitata.
Ancora una volta il maltempo caratterizza le giornate di prova, ma questo non spaventa certo l’esperto australiano che conquista l’ultima pole della carriera rifilando un distacco imbarazzante al secondo in graduatoria, ossia il britannico Crutchlow che partecipa a questa gara assieme al compagno di scuderia Haslam in qualità di wild card.
Al via si nota una certa emozione del box Ducati per quelle che saranno le ultime gare da motociclista professionista di Troy Bayliss, ma il pilota sembra quasi più tranquillo del solito e scatta come un razzo dalla prima fila prendendo subito la testa della corsa ed allungando sul gruppo al ritmo di un secondo al giro.
E’ una lezione di guida terrificante per gli avversari che a metà gara non riescono neppure ad intravedere la sagoma della 1098, che danza sui saliscendi andalusi con un vantaggio abissale.
L’australiano calerà il ritmo solo nelle fasi finali, ma ciò non gl’impedisce di aggiudicarsi la decima vittoria stagionale, precedendo sul traguardo un ritrovato Checa ed il solito “coccodrillo” Corser che riconquista la seconda posizione in campionato.
Troy però non è ancora soddisfatto e vuole lasciare un ricordo indelebile alla sua squadra ed ai suoi tifosi, cercando la vittoria anche in gara due.
Al via è Biaggi a prendere il comando, ma il romano non ha il ritmo per rivaleggiare con i primi e si ritrova ben presto superato dai primi dieci, mentre Bayliss che seguiva il suo compagno di marca, perde numerose posizioni per evitare un tamponamento con Max alla prima curva.
Ma Troy è una furia scatenata e si prodiga in una rimonta spaventosa, superando avversari in ogni curva del tracciato e ponendosi in testa dopo due giri davanti a Xaus ed all’irlandese Jonathan Rea che ha sostituito Sofuoglu in sella alla Honda Ten Kate.
L’australiano ripete il copione della prima manche e comincia ad allungare rifilando distacchi imbarazzanti ai suoi rivali che non possono fare altro che cedere le armi davanti ad una supremazia tanto schiacciante.
I giri passano e Troy è sempre tranquillo al comando, mentre alle sue spalle si assiste alla spettacolare rimonta di Michel Fabrizio e Leon Haslam che occupano le rimanenti posizioni del podio, intanto l’emozione comincia a salire nel box Ducati man mano che si avvicina l’ultimo giro.
Il tempo scorre rapido ed in batter d’occhio arriviamo all’ultima tornata, con il personale del team Ducati sempre più vicino alle lacrime e con la moglie di Troy sempre in tensione, a cui fa da contrasto un Bayliss che guida con una disinvoltura tale che non lascia tradire alcuna emozione anomala.
Ed eccoci all’uscita dell’ultima curva: l’australiano taglia il traguardo in scioltezza e si lascia andare ad un gesto di rilassamento togliendo le braccia dal manubrio come a dire: ”E’ stata dura, ma è finita!”.
Nel box Ducati prende il via una festa strana fatta di gioia per il loro pilota, ma velata da un pelo di tristezza sapendo che questa è l’ultima volta di Troy in sella ad una loro moto in una gara ufficiale.
Il podio è quasi commovente con Bayliss accompagnato sul podio dalla moglie e dai suoi festanti figli, oltre che dal fedele compagno di squadra Michel Fabrizio e da Leon Haslam che ha concluso terzo la gara, mentre in campionato alle spalle del tre volte iridato conclude il compatriota Corser, davanti al futuro ducatista Noriyuki Haga.
Con queste gloriose immagini si chiude la carriera motociclista di quest’uomo che più di ogni altro pilota nella storia, ha saputo dare sensazioni uniche ai suoi tifosi, mettendoci sempre il cuore in tutte le corse disputate e mostrando sempre al pubblico il suo carattere autentico e genuino.
Un uomo che sa ancora riconoscere i veri valori della vita e che ha saputo rinunciare alla sua professione, per il futuro della famiglia, insomma ha saputo regalare a tutti coloro che lo hanno conosciuto ed apprezzato delle vere emozioni e proprio per questo, noi non lo dimenticheremo mai.
Grazie Troy!
Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy
Nel 2007, Troy Bayliss sempre in sella alla vetusta 999 del team Ducati Xerox è il pilota da battere, ma oltre agli avversari abituali del 2006, c’è una grande novità, ossia l’approdo nella classe Superbike di Max Biaggi in sella alla Suzuki gestita dal forte e professionale team diretto da Francis Batta sostituendo Troy Corser a sua volta passato nelle fila del team Yamaha Italia; insomma si preannuncia un Mondiale entusiasmante con il campione del Mondo in carica più determinato che mai a difendere la corona iridata.
Ma la prima gara offre uno scenario molto deludente per i ducatisti, infatti nel giorno della prima vittoria di Biaggi, Bayliss va incontro ad un weekend da dimenticare sul fronte delle prestazioni chiudendo le gare in quinta ed ottava posizione, però che davvero preoccupa è che Troy causa anche le nuove gomme Pirelli più veloci, ma più delicate dell’anno precedente, non è mai stato in grado di inserirsi nelle posizioni da podio.
L’onore della Ducati viene parzialmente salvato dal compagno del centauro di Taree, ossia il confermato Lorenzo Lanzi che conquista un terzo posto, che però non consola molto la squadra di Borgo Panigale, che medita il riscatto nella successiva gara in Australia, nella terra natia del suo pilota di punta ed il campione del Mondo non delude certo le attese inserendosi con costanza nelle prime posizioni, per poi scatenarsi in Superpole facendo segnare una pole position strepitosa, ma non sono tutte rose e fiori per Troy, infatti in tutti i turni di prove la 999 accusa un anomalo consumo delle coperture.
Con questa incognita parte la prima manche, che vede svettare in testa al gruppo la Suzuki di Biaggi, ma nel giro di poche curve i “senatori” della Superbike ricacciano indietro il nuovo venuto con James Toseland su Honda che s’insedia in testa seguito d’appresso dalla Yamaha di Corser e dalla Ducati di un circospetto Bayliss che sta tentando di non forzare troppo il ritmo per salvaguardare le sue gomme morbide.
La competizione non subisce particolari scossoni fino a metà gara, quando Troy decide di passare all’attacco e supera il suo omonimo con una bella staccata in fondo al rettilineo di partenza ed inizia a pressare Toseland, mentre il suo connazionale rimane vittima della fragilità delle gomme e scivola fino alla quinta posizione.
A quattro giri dalla fine il campione in carica opta per sferrare l’attacco decisivo a James, ma questi si difende duramente, determinato più che mai a non cedere la posizione, ma il centauro di Taree è scatenato ed il giro seguente passa di forza il rivale, conquistando così una determinante vittoria scaccia crisi.
In seconda manche Toseland si prende la rivincita su Troy, precedendolo di pochi decimi sulla linea di arrivo dopo una gara caratterizzata da grandi tatticismi dovuti ai problemi di usura dei pneumatici, poi dopo un mese di pausa si va a Donington Park.
Un circuito assente da ben sei anni dal circo della Superbike e su cui Bayliss non ha mai vinto nemmeno nei suoi trascorsi nel campionato SBK britannico.
Il due volte iridato è deciso a sconfiggere questa maledizione e domina tutte le sessioni di prova e ridimensiona la concorrenza facendo segnare una pole position stratosferica, ma quello che in apparenza sembra un weekend trionfale, riserverà una sgradita sorpresa al centauro ducatista.
Al via Troy ribadisce la sue leadership comandando il plotone delle moto all’ingresso della prima curva per poi impostare un ritmo sostenuto che sembra fiaccare la resistenza di tutti gli avversari, ma proprio quando nessuno se lo aspetta, le telecamere inquadrano il pilota australiano rovinato a terra, mentre scivola nella terra di una via di fuga.
Dopo qualche secondo Bayliss si riprende e torna ai box sulle sue gambe, ma la sua situazione medica è molto più drammatica di quanto si poteva intuire, infatti durante la caduta la moto gli ha maciullato il dito mignolo della mano destra, come se non bastasse il campione ha riportato una forte contusione all’inguine.
Sono ferite che metterebbero fuori gioco chiunque, ma non certo Troy Bayliss che si presenta in clinica mobile chiedendo ai medici, di amputargli subito ciò che era rimasto del suo dito mignolo per consentirgli di tornare in pista nella seconda manche, dando una prova di coraggio e determinazione che lascia allibiti tutti i presenti.
Fortunatamente i sanitari convincono l’australiano a desistere dal suo tentativo di tornare in corsa e lo ricoverano in ospedale dove vengono amputate due falangi del dito martoriato e gli vengono curate le gravi ferite all’addome, ma la mente di Troy è già a Valencia, ossia il teatro della quarta prova del Mondiale.
Le prove del venerdì sono caratterizzate da un tempo sereno, ma poco dopo un fulmine bianco rosso stravolge questa quieta giornata; questo fulmine è la Ducati 999 f07 numero 21 guidata da Troy Bayliss che dopo soli quattro giri di assaggio si impossessa della prima posizione e chiude la giornata con il miglior tempo.
I ventilati problemi di adattamento per via delle ferite riportate, non sfiorano lontanamente il formidabile aussie che successivamente confermerà la sua leadership conquistando la pole position per la gara di domenica.
Purtroppo le mutevoli condizioni del tempo impediscono al ducatista di trovare la corretta messa a punto ed in gara deve accontentarsi di un terzo ed un sesto posto che apparentemente possono sembrare risultati eccezionali visto la precaria condizione fisica del pilota, ma l’australiano non è certo soddisfatto e si presenta nel successivo weekend di gara sul circuito olandese di Assen determinato a vincere.
Nella prima manche Troy è stabilmente nel gruppo di testa, ma l’ennesimo problema alle gomme lo costringe in quarta posizione; questo però non scoraggia l’iridato e dopo aver montato le gomme più dure fornite dalla Pirelli, si butta nella mischia di gara due.
Per i primi dieci giri l’australiano gioca d’attesa nella speranza di non logorare troppo i pneumatici, poi nel corso del dodicesimo passaggio passa all’attacco e distanzia il leader del mondiale Toseland di un secondo in un solo giro.
Il britannico però non ha alcuna intenzione di rinunciare al successo e dopo pochi passaggi raggiunge il rivale; i due si studieranno fino a tre giri dal termine quando James passa all’attacco e sorpassa di forza Bayliss, ma l’australiano risponde al suo giovane rivale superandolo nella curva successiva, il tutto mentre le due moto viaggiano a velocità di circa 220 km/h.
Il giro successivo è una ripetizione di quello precedente, ormai è chiaro che tutto si risolverà solo all’ultima tornata e così sarà: Toseland attacca nuovamente il campione del mondo in carica nella stessa curva dei giri precedenti e blocca il tentativo di reazione del pilota della Ducati.
L’inglese sente di avere la vittoria in pugno, ma Troy non si è ancora arreso e percorre perfettamente l’ultima chicane, l’iridato vuole questa vittoria a qualsiasi costo.
Le due moto arrivano appaiate sul traguardo e con un entusiasmante sprint finale è la sempreverde 999 numero 21 a tagliare per prima il traguardo tra l’incredulità generale e del box Ten Kate che già stava esultando in corsia box.
E’ una vittoria che pone fine ad un periodo negativo per Bayliss, il primo dopo l’amputazione del dito mignolo e che da il là ad un clamoroso tentativo di rimonta da parte del campione del mondo in classifica generale.
Dopo il successo in terra olandese, seguirà un doppio podio a Monza ed un altro successo nel nubifragio di Silverstone, dove Troy s’impone con facilità regolando sul traguardo le due Yamaha di Haga e del redivivo Corser.
Purtroppo le avverse condizioni meteorologiche impedisce lo svolgimento della seconda manche, togliendo all’australiano la possibilità di bissare la vittoria della prima frazione.
Tre settimane dopo si corre a Misano in condizioni meteo opposte all’appuntamento precedente, infatti in riva all’Adriatico il sole brilla alto nel cielo per tutto il weekend e la temperature è degna di un deserto africano e la cosa preoccupa non poco la Ducati che teme un usura eccessiva delle gomme.
Ma i tecnici di Borgo Panigale sono i migliori sulla piazza e mettono a punto un assetto perfetto che consente alla 999 di Bayliss di poter viaggiare veloce e senza logorare troppo le coperture, la conseguenza di ciò è che l’iridato domina letteralmente tutto il fine settimana, giocando a piacimento con gli avversari e distanziandoli nei momenti decisivi, facendo segnare una clamorosa doppietta che riapre i giochi per il campionato che sembravano chiusi dopo la gara di Donington.
Purtroppo la dose di buona sorte che assisteva la rossa n.21 sembra esaurirsi nel successivo weekend sulla pista ceca di Brno, vera bestia nera della vetusta Ducati 999 e Troy torna dalla trasferta ceca con solo un 5° posto ed una caduta causata da Carl Muggeridge.
La settimana dopo sul difficile circuito inglese di Brands Hatch il campione in carica si riscatta facendo segnare una straordinaria pole position davanti al capoclassifica James Toseland, la gara però è un’altra storia: Honda, Yamaha e Suzuki sono di un altro pianeta
In gara 1 Troy cerca in tutti i modi di reggere il passo, ma al quarto giro rovina a terra ed il settimo posto ottenuto in gara 2 affossa definitivamente ogni velleità di titolo iridato.
L’australiano nonostante non possa più difendere la sua corona iridata non si demoralizza e si presenta in Germania con l’obiettivo di chiudere al meglio la stagione.
Nella prima manche l’australiano domina indisturbato per metà gara, ma ancora una volta è una gomma difettosa a vanificare gli sforzi del ducatista facendolo scivolare in quarta posizione.
In gara 2 l’iridato impone nuovamente la sua legge, ma Haga riesce a raggiungerlo ed a prendere le redini della corsa grazie ad un errore del ducatista, che però non si da per vinto e riparte a testa bassa alla caccia del nipponico per poi fulminarlo a poche tornate dal termine, tornando di nuovo alla vittoria dopo tre mesi di digiuno..
La penultima corsa del campionato si tiene sul nuovo circuito di Vallelunga vicino a Roma e rappresenterà una tappa storica per Bayliss e per la 999: qui infatti l’australiano ottiene l’ultima pole position e l’ultima vittoria in sella alla gloriosa 999, domando in gara 2 un Biaggi determinatissimo che dopo aver vinto la prima manche proprio davanti al ducatista, tenta in tutte le maniere di sorprendere il campione del Mondo, ma Troy resiste ad ogni attacco e costringe all’errore il romano che dopo una leggera divagazione fuori pista è costretto ad alzare bandiera bianca ed a piegarsi alla classe del fuoriclasse ducatista che conduce la sua vecchia e fidata 999 verso la sua ultima ed indimenticabile vittoria.
Ma la stagione non è ancora finita ed a Magny Cours, Bayliss pur non vincendo esalta il pubblico con un sorpasso allucinante ai danni di Neukirchner, per poi prodursi in un duello a suon di gomitate con Corser che alla fine deve cedere, anche se con l’onore delle armi.
Nell’ultima manche stagionale Troy chiude con uno spento quinto posto in gara 2, ma è solo una piccola ombra in un campionato esaltante in cui l’australiano ha superato innumerevoli avversità, conquistando ben sette vittorie ed il quarto posto finale nel mondiale; un quarto posto che però sa d’impresa.
Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy
Apparentemente la gara di Valencia in Motogp non sembra altro che una gita premio per il campionato Superbike appena vinto, ma sin dalle prove libere il centauro di Taree dimostra un immediato feeling con la moto e con le gomme Bridgestone, a lui completamente sconosciute. Grazie alla magnifica messa a punto dell’Ing Ernesto Marinelli ottiene un incredibile ottavo tempo al termine della prima sessione di prove libere.
In qualifica Bayliss sorprende il Mondo ingaggiando una feroce lotta per la pole position con Valentino Rossi e solo nel finale il sette volte iridato riesce ad aver ragione del forte australiano, però ancora c’è scetticismo per la gara, i più infatti pensano ad una prestazione casuale e che la gara avrebbe riportato in auge i protagonisti abituali, ma Troy non la pensa certo così…
Al via l’aussie prende immediatamente il largo scattando a meraviglia dalla seconda piazza, mentre alle sue spalle si scatena la bagarre, con Capirossi, Melandri, Hayden e Pedrosa intenti a battagliare per contendersi le posizioni alle spalle di Troy.
Sembra fantascienza: un pilota che prima di questo week-end non aveva mai guidato la Ducati Motogp del 2006 e che mai aveva corso le Bridgestone, è in testa con un secondo di vantaggio dopo solo un giro, ma Troy non si accontenta di qualche tornata al comando, il suo obiettivo è molto più ambizioso.
Intanto dopo un contatto in partenza con Rossi, scattato malamente dalla pole, sta rimontando imperiosamente lo statunitense Nicky Hayden che contende proprio a Valentino il mondiale 2006; il vincitore di Assen e Laguna Seca è scatenato: fulmina Capirossi e dopo aver ricevuto strada dal compagno di squadra Pedrosa si mette in scia a Troy Bayliss.
Nicky però viene avvertito dai box, che il suo rivale per la corona iridata è scivolato a terra, per cui l’americano opta per non forzare eccessivamente, mentre Bayliss decide di aumentare ulteriormente il ritmo ed inizia ad allontanarsi nuovamente dal gruppo.
L’unico in grado di seguirlo è Loris Capirossi, che rimonta con facilità fino al secondo posto e sembra in grado di poter prendere il comando delle operazioni, ma è solo un illusione temporanea, infatti Troy sta solo controllando la situazione e tiene l’italiano a distanza di sicurezza, intanto i giri passano.
15 giri, 20 giri, Capirossi le prova tutte, ma Bayliss è sempre là davanti, irraggiungibile…25 giri….la situazione non cambia di una virgola, Troy mantiene saldamente la sua leadership nonostante i costanti tentativi del compagno di squadra per raggiungerlo.
Il ritmo tenuto dai due è allucinante, tanto che la Honda del futuro campione del Mondo Nicky Hayden, che viaggia in terza posizione, accusa quasi 10 secondi di ritardo dal duo Ducatista che continua a menare le danze senza indecisioni..
Ancora pochi giri alla fine, 3 giri, poi solo 2, ultimo giro…la bandiera a scacchi sembra non arrivare mai, ma l’australiano non sembra sentire la pressione e guida con impressionante naturalezza, pennellando le pieghe dell’autodromo spagnolo senza incertezze.
Ecco l’ultima curva, la più difficile…Troy la imposta senza incertezze e spalanca il gas per lanciarsi veloce sul rettilineo di partenza, dove finalmente la bandiere a scacchi saluta il suo trionfo: Troy Bayliss ha vinto la sua prima gara in Motogp.
Nel box Ducati esplode la gioia di Paolo Ciabatti (responsabile del progetto Ducati Superbike), Ernesto Marinelli (capo-tecnico di Troy) e Davide Tardozzi (team manager Ducati Superbike), che hanno accompagnato Troy in questa sortita in Motogp, mentre l’australiano come suo solito festeggia la sua vittoria senza eccessi, forse consapevole di aver semplicemente dimostrato al Mondo il suo reale valore in Motogp.
Un successo comunque incredibile ottenuto grazie ad una determinazione e da un talento impareggiabili, un successo che sa di rivincita per un passato recente troppo ingrato nei confronti dell’australiano.
Un successo epico che cambia la storia della moto, infatti non era mai successo che un pilota vincesse nello stesso anno il campionato di Superbike ed una gara di Motogp, inoltre non era mai capitato che un pilota riuscisse nello stesso anno ad imporsi sullo stesso tracciato con una Superbike ed una Motogp (nella storia recente solo Freddie Spencer riuscì in imprese simili), un successo che consacra Troy tra i più grandi interpreti di sempre del motociclismo.
Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy
“Mi sembra di essere tornato sulla mia vecchia poltrona di casa”…Con queste parole Troy commenta il comportamento della veloce, ma ostica Ducati 999 ufficiale che sarà la sua compagna di viaggio in questo campionato del Mondo Superbike 2006 ed i risultati dei test confermano le parole dell’australiano, con Bayliss largamente in testa a qualsiasi classifica, ma i rivali dell’australiano non si lasciano certo impressionare dai risultati dei test ed alla prima gara si presentano più agguerriti che mai.
Tra di loro i più temibili sono il campione del Mondo in carica Gordon Troy Corser su Suzuki, il sempre temibile Noriyuki Haga su Yamaha, il britannico James Toseland su Honda Ten Kate che è in cerca di vendetta, dopo essere stato malamente scaricato dalla Ducati a fine 2005 nonostante il mondiale vinto nel 2004.
Compagno di squadra del campione 2001 è il giovare e promettente italiano Lorenzo Lanzi che un anno fa si impose all’attenzione degli addetti ai lavori con due perentorie vittorie nella parte finale della stagione.
Il via della stagione per Troy è positivo grazie a due secondi posti in Qatar caratterizzati da un’epocale battaglia contro Corser per la vittoria di gara 2; il successo sembra dietro l’angolo e nella gara seguente a Philip Island sembra destinato a concretizzarsi, ma a pochi giri dalla fine mentre l’aussie è al comando incontrastato, la gomma posteriore si deteriora eccessivamente costringendo Troy a chiudere in sesta posizione.
Rimane ancora la seconda manche e Bayliss non vuole e non può farsela sfuggire, ma uno sfavillante James Toseland si oppone comandando brillantemente le danze per oltre metà gara;Troy però è irresistibile ed a pochi giri dalla fine sferra l’attacco decisivo che non lascia scampo al pilota della Honda e s’invola solitario verso l’agognata bandiera scacchi che sancisce finalmente il ritorno al successo del centauro australiano dopo ben quattro anni di digiuno e delusioni; un successo questo che darà il via ad una sequenza di vittorie incredibile.
La prima doppietta stagionale arriva a Valencia, dove l’australiano si deve impegnare in due snervanti confronti con il campione del Mondo in carica Gordon Troy Corser che scattato dalla pole position, impone fin dal primo giro un ritmo schiacciasassi, che fiacca i sogni di gloria di quasi tutti i concorrenti tranne uno: Troy Bayliss.
Il centauro della Ducati, gioca alla perfezione le sue carte riuscendo a salvaguardare l’usura delle sue gomme nonostante il ritmo elevatissimo ed in entrambe le manche a pochi giri dalla fine, sferra il suo attacco stroncando così le ambizioni del pilota della Suzuki, che a quel punto non ha più né la forza, né il tempo di reagire.
Il duello tra i due si ripropone a Monza con Corser nuovamente in pole davanti al rivale, ma il numero 21 della Ducati è più ispirato che mai ed in gara 1 dopo una breve fase di attesa, allunga con forza sugli avversari che invece di coalizzarsi per inseguirlo, cominciano ad infastidirsi a vicenda facilitando il compito dell’australiano che s’impone sul traguardo.
In gara 2 il campione del Mondo della Suzuki sembra intenzionato ad imporre la sua legge e dopo una breve fase di studio imprime alla gara un ritmo forsennato, è sicuro di poter fare il vuoto alle sue spalle, ma dopo qualche giro un rombo rauco ed inconfondibile sempre più vicino alle sue spalle, fa capire a Gordon Troy che il suo tentativo di fuga è fallito; infatti quel suono tanto temuto, appartiene alla Ducati 999 di Bayliss che sta rimontando come furia scatenata.
A 2/3 di gara è chiaro che il vincitore sarà uno dei due Troy e sembra annunciarsi un’ultima parte di competizione al cardiopalma, ma a pochi giri dalla fine Baylisstick prende tutti in contropiede, sferrando un attacco irresistibile a Corser ed allungando sul suo omonimo che ancora una volta non riesce a reagire al passo furibondo del centauro in rosso che coglie così la quinta vittoria dell’anno usando le stesse tattiche attuate a Valencia.
A Silverstone Corser è in difficoltà, così in quest’occasione a contrastare il ducatista ci pensa il determinatissimo pilota nipponico Noriyuki Haga, che insidia l’australiano in tutte le maniere possibili, mantenendo il comando delle operazioni per vari giri in ambo le manche, ma Troy è spietato ed ancora una volta attende gli ultimi giri per superare senza appello il giapponese e conquistare così la terza doppietta consecutiva in questa stagione.
Subito dopo si va in riva all’Adriatico sul circuito di Misano dove Troy scatta stranamente solo dalla seconda fila a causa di una superpole non brillante, ma bastano pochi giri per ristabilire le gerarchie e riportarsi nel gruppo di testa, per poi imprimere il suo sigillo nella prima manche sfidando e battendo in duello tutti i suoi principali avversari; anche questa volta Toseland, Haga e Corser devono inchinarsi al forte australiano della Ducati, che porta il suo bottino stagionale di vittorie ad otto consecutive.
Sembra un campionato senza storia, ma in gara 2 a Misano qualcosa sembra incrinarsi in quella macchina da guerra che è l’accoppiata Bayliss-Ducati, infatti Troy scivola a terra mentre era comodamente terzo, un errore innocuo ed ampiamente giustificabile in un campionato, addirittura il numero 21 della Ducati torna in sella e rimonta fino alla dodicesima piazza, ma a questo errore seguirà il disastroso week-end di Brno dove Troy viene abbattuto in gara 1 da una scivolata di Laconi, ed in gara 2 non va oltre l’ottavo posto.
Improvvisamente tutti i giochi tornano in ballo risvegliando brutti ricordi datati 2002; ce ne sarebbe abbastanza per mettere in crisi chiunque, ma non Troy e la sua squadra.
Dopo due settimane in Inghilterra un Bayliss in versione Superman con tanto di mantello rosso, ottiene un primo ed un secondo posto dopo un bel duello rusticano contro Haga in ambo le manche, poi ad Assen la svolta decisiva per il titolo.
In gara 1 diluvia e Bayliss scivola mentre era secondo, ma nessuno dei suoi avversari riesce ad approfittarne, con Haga e Corser anche loro caduti e Toseland nelle retrovie, addirittura in gara 2 questi si eliminano a vicenda al via consentendo a Troy una facile vittoria, il titolo è ormai a portata di mano.
Il primo match point è sul circuito del Lausitzring, ma l’australiano sciupa l’occasione scivolando in gara 1, mentre stava distanziando la concorrenza, si produrrà comunque in una prodigiosa rimonta che lo porterà al 7° posto, mentre in gara 2 saggiamente si accontenta del podio, ormai il mondiale è una semplice formalità da espletare a Imola, a pochi chilometri dalla sede della Ducati.
E’ un trionfo! Bayliss in gara uno si accontenta del 5° posto, dopo una gara condotta con prudenza e caratterizzata da un problema di gomme, ma è più che sufficiente per incoronarlo per la seconda volta Campione del Mondo Superbike, un titolo che Troy festeggia indossando una tuta ed un casco con i colori dell’iride su sfondo bianco, esattamente come la maglia che indossano i campioni del mondo di ciclismo grande passione di Troy.
Ma anche la Brigata Aeromobile Friuli partecipa alle celebrazioni del titolo di Bayliss, con i pezzi forti della loro flotta, gli elicotteri Mangusta, che si esibiscono con indimenticabili evoluzioni sul circuito del Santerno.
Troy, però non è appagato dal titolo conquistato, vuole fare un regalo speciale ai tifosi della Rossa e parte a testa bassa in gara 2 involandosi in prima posizione già alla prima curva ed imponendo un ritmo insostenibile; per gli avversari tenere la scia del neo iridato è pura utopia e Troy va così a conquistare una facile vittoria che fa impazzire di gioia il pubblico italiano.
Ma per la Ducati c’è ancora un titolo da vincere: quello riservato ai costruttori!
Ancora una volta Baylisstic si inventa ragioniere in gara 1 ed arrivando quarto ottiene i punti sufficienti per regalare alla sua squadra il titolo marche; ma c’è ancora gara 2 da disputare.
I primi giri vedono un’apparente fuga del trio Corser, Haga e Toseland, mentre Troy che è scattato solo dalla seconda fila perde un po’ di tempo per liberarsi dei concorrenti più lenti, ma già a metà gara si porta addosso al giapponese e lo infila con una manovra da urlo all’ingresso del veloce curvone Estoril.
Archiviata la pratica Haga, il neo iridato si getta a testa bassa all’inseguimento della coppia di testa e da quel momento è spettacolo puro: Bayliss attacca continuamente i suoi avversari sempre all’ingresso della curva Estoril, i quali rispondono nel successivo rettilineo e lo sfidando con imperiose staccate al limite, ma l’australiano ha il pieno controllo della situazione ed a poche tornate dalla fine si sbarazza di Corser; ora il prossimo obiettivo è l’inglese James Toseland.
Il duello tra i due segna una delle pagine più belle nella storia della SBK con Troy che attacca Jamie in ogni punto del tracciato senza lasciargli un attimo di respiro, poi a tre giri dalla fine l’aussie sferra l’affondo risolutore, sfruttando alla perfezione un incrocio di traiettorie e firma così l’ultima vittoria stagionale nel tripudio della sua squadra e della folla che applaude convinta l’ultima fatica del neo iridato che ora può godersi qualche settimana di meritato riposo.
Ma pochi giorni dopo, ecco arrivare una chiamata dalla Ducati in cui si propone a Troy di prendere parte alla gara di Motogp a Valencia in sostituzione dell’infortunato Sete Gibernau come “premio” per la sua recente vittoria nel campionato Superbike.
La Ducati Motogp, proprio la stessa squadra che liquidò Troy due anni prima, sembra proprio uno strano gioco del destino, ma l’australiano che è sempre stato convinto di non aver mai potuto mostrare fino in fondo il suo potenziale nella classe regina, accetta la proposta ed è determinato più che mai a farsi valere.
Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy