2000: Una telefonata ti cambia la vita…

Dopo un 1999 da trionfatore per Bayliss si propone una difficile scelta: i dirigenti della Ducati hanno finalmente notato il talento dell’ex carrozziere di Taree e gli hanno fatto pervenire la proposta di correre sotto i loro colori nel campionato Superbike Americano, con la possibilità magari di un futuro inserimento nella squadra ufficiale.
La volontà di Troy sarebbe però quella di rimanere con il team di Darrell Haley, che sta tentando in tutti i modi di partecipare al campionato Mondiale di SBK, ma purtroppo il bravo manager inglese non ha sufficienti disponibilità economiche per tentare il grande salto ed a quel punto, facendo un gesto di grande signorilità, convince Troy a lasciare la sua squadra per andare negli Stati Uniti, in modo da potergli garantire un futuro migliore e più sicuro.
Il centauro australiano, anche se a malincuore, si trasferisce con l’intera famiglia dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, dove lo aspetta la sua nuova e fiammante Ducati 996 del team Ferracci supervisionata dall’ingegner Ernesto Marinelli.
Troy però si dimostra subito all’altezza della situazione e sin dal primo appuntamento dimostra una schiacciante superiorità facendo segnare una stratosferica pole position in quello che è il tempio della moto americana: Daytona.
Al via della 12 ore, il numero 88 della Ducati s’invola immediatamente ed inizia a dettar legge davanti a piloti ben più esperti sui difficili curvoni sopraelevati del tracciato statunitense, ma purtroppo Bayliss è pur sempre un debuttante e per cui arriva inevitabile una piccola sbavatura che lo costringe al ritiro, ma questa prestazione sarà determinante per il futuro dell’australiano, infatti a seguire la gara c’è il responsabile del progetto SBK della Ducati, Paolo Ciabatti, il quale nota immediatamente le innate capacità del nuovo pilota di Ferracci: i destini del team ufficiale Ducati e di Troy hanno già iniziato ad intrecciarsi. 

Intanto il fenomeno di Taree continua il suo apprendistato facendo segnare un’altra pole position nelle qualifiche del secondo appuntamento americano, ma sta per accadere l’evento che stravolgerà la carriera dell’australiano: Carl Fogarty il campione del Mondo in carica della Ducati s’infortuna gravemente nel corso della seconda gara sul circuito di Phillip Island.
I dirigenti della squadra italiana sono in difficoltà; mai avrebbero pensato di dover rinunciare al loro pilota di punta in maniera tanto inaspettata.
Ma Paolo Ciabatti non si è dimenticato di quel giovanotto che al debutto sulla pista di Daytona si permetteva di irridere piloti ben più esperti.
Ormai la decisione è presa: Troy Bayliss sostituirà Fogarty sin dalla prossima gara prevista sul tracciato nipponico di Sugo.
Ma il debutto in rosso del pilota di Taree non sarà certo come se lo sarebbe immaginato, infatti su due gare non riesce a concludere neppure il primo giro, per colpa dell’aggressività di alcuni piloti locali che giocandosi il tutto per tutto in partenza, coinvolgono la Ducati numero 21 dell’australiano nei loro errori.
Troy però nonostante tutto sembra non perdere il buon umore e si ripresenta più scherzoso che mai ai box del suo team simulando le movenze di un guerriero samurai scatenando l’euforia dei meccanici che già iniziano ad apprezzare questo umile pilota australiano.
Ma i dirigenti della Ducati non sono convinti di aver puntato sul cavallo giusto ed appiedano senza apparenti ragioni valide Bayliss, per sostituirlo con il collaudatore della squadra, l’italiano Luca Cadalora.
Troy è costretto a ritornare negli USA deluso ed amareggiato, ma dopo qualche settimana il suo telefono torna a squillare: è nuovamente Paolo Ciabatti che gli chiede di tornare in sella alla 996 ufficiale a Monza per sostituire Cadalora.
Luca infatti ha profondamente deluso lo staff dirigenziale della Ducati, ottenendo nella sua apparizione a Donington dei piazzamenti molto distanti dalla zona punti e ben inferiori al vero potenziale della moto e quindi si è deciso di tornare a puntare sull’uomo proposto dal leader del progetto SBK della squadra bolognese.
Troy però è restio ad accettare, la delusione del precedente appiedamento è stata cocente, ma sarà provvidenziale l’intervento della moglie Kim che persuade il marito ad accogliere la richiesta di Ciabatti: sarà la miglior decisione della vita agonistica di Bayliss.
In fretta e furia il dioscuro di Taree si reca in Italia, dove ritrova la 996 Infostrada numero 21, pronta per scendere in pista, ma le attese verso di lui sono molto basse, infatti l’australiano non conosce assolutamente la difficile pista di Monza e questo è uno svantaggio non indifferente.
Le qualifiche però presentano un Bayliss costantemente tra i primi 10 e dopo essersi qualificato per la superpole, porta la sua rossa Ducati in seconda fila, distanziando nettamente il compagno di scuderia Ben Bostrom.
Ai più sembra già un risultato incredibile, ma Troy ha solo iniziato a stupire e nella prima manche s’inserisce con facilità con il gruppo di coloro che si giocano la vittoria, composto da Edwards, Haga, Chili e Yanagawa, tenendosi alle spalle piloti esperti come Corser e Slight.
La gara procede in maniera spettacolare tra continui sorpassi con i “senatori” della SBK a fare la parte del leone, ma l’allievo Bayliss che per ora sta studiando la situazione ha in serbo una sorpresa per i suoi venerati colleghi.
Sul traguardo del decimo giro l’australiano transita in coda al gruppetto dei leader che si scannano tra di loro per prendere la testa della gara, ma ecco che all’interno della prima variante arriva un missile rosso…ne sorpassa uno, no due….no quattro!!!
Troy Bayliss ha appena effettuato un quadruplo sorpasso che scatena l’entusiasmo del pubblico di Monza e del commentatore della gara Giovanni Di Pillo che quasi non crede ai suoi occhi per una manovra tanto ardita.
L’australiano condurrà qualche giro in testa poi Edwards, Chili e Yanagawa ristabiliscono l’ordine dei valori con l’italiano che batterà in volata l’americano precedendo per l’appunto Edwards, Yanagawa e lo straordinario rookie Troy Bayliss che termina al quarto alla sua prima vera gara del campionato del Mondo SBK.
Nella seconda manche il dioscuro in rosso è ancora protagonista, duellando nuovamente con i primi della classe e bissando il risultato della prima frazione, a quel punto in Ducati non ci sono più dubbi e propongono a Troy un contratto fino al termine della stagione, con il plebiscito di tutta la squadra.

Ma le novità non sono ancora finite: infatti dalla successiva gara, che si tiene sul velocissimo circuito tedesco di Hockenheim, cambia il compagno di scuderia dell’australiano, che diventa lo spagnolo Juan Baptista Borja proveniente dal team Caracchi e reduce da alcune discrete stagioni in 500, mentre Bostrom prende il posto dell’iberico nel team satellite della casa di Borgo Panigale.
In prova il pilota di Taree, continua a stupire gli addetti i lavori e già dopo poche tornate il suo ritmo è già al livello dei piloti di testa, tanto da piazzarsi in prima fila nella sessione di qualifica. Al via Troy scatta imperiosamente al comando e comincia fare selezione del gruppo dei partecipanti, nel quale resistono solo Edwards, Chili, Corser, Haga e Slight.
Per qualche giro si assiste ad uno spettacolo vero e proprio, con i piloti di testa che si sorpassano in continuazione neanche fosse una gara di ciclismo, poi Edwards e Chili prendono l’iniziativa, distanziando Bayliss e Haga di un centinaio di metri.
Troy però non ci sta e grazie all’ausilio della scia riprende lo scatenato tandem di testa seguito come un’ombra dal nipponico, ma alle loro spalle sta rimontando minacciosa la Kawasaki di Yanakawa che sul velocissimo circuito tedesco, fa valere la sua potenza superiore alle concorrenti.
A due terzi di gara, la gomma posteriore di Chili tradisce il bolognese, mentre in testa la rossa di Borgo Panigale e la verdona di Akashi, distanziano i leader del mondiale Edwards e Haga, affrontandosi a viso aperto per la vittoria, con Troy al comando che tenta l’allungo su Akira. All’ultimo giro è sempre l’australiano a comandare, mentre il giapponese tenta il tutto per tutto per tentare il colpaccio, ma il debuttante della Ducati non si lascia sorprendere e transita primo sul traguardo tra lo stupore generale e per la gioia della sua squadra che ormai è certa di aver trovato l’erede di King Carl Fogarty.
In gara due Troy, lotta nuovamente con i primi della classe, sfortunatamente a poche curve dalla fine, mentre era secondo, tenta un sorpasso impossibile su Haga e si ritrova così a chiudere quarto, ma l’appuntamento col podio è solo rimandato al prossimo appuntamento sul circuito italiano di Misano.
Bayliss è infatti protagonista di due gare straordinarie corse con maturità ed intelligenza che gli valgono un doppio secondo posto alle spalle dell’imprendibile Troy Corser su Aprilia, nonostante in gara due sia stato costretto anche ad una digressione fuori pista per evitare dell’olio su cui scivolano anche Borja, Haga e Chili, ma solo lo spagnolo riuscirà a riprendere la via della pista assieme al suo compagno di squadra, mentre il giapponese e l’italiano sono costretti al ritiro.
La gara successiva si tiene sullo spettacolare circuito statunitense di Laguna Seca, un tracciato difficilissimo su cui molti piloti ci mettono anni prima di capirne perfettamente le traiettorie, ma questo problema sembra non riguardare il debuttante Bayliss che in poche tornate doma la difficile pista americana e conquista la prima pole della carriera nel mondiale SBK.
In gara le cose andranno meno bene a causa di alcuni problemi di assetto, costringendo l’australiano ad un’incruenta caduta in gara uno ed ad un settimo posto nella seconda frazione, ma sarà una semplice parentesi negativa, infatti un mese più tardi sul circuito di Brands Hatch, Troy torna grande protagonista.
Nella prima manche l’australiano riesce a scappare dal gruppo, inseguito dal solo Neil Hodgson che corre questa gara in qualità di wild card, in sella ad una Ducati gestita dal team GSE con cui Troy aveva vinto l’anno passato il campionato britannico di SBK e che schierava anche il pilota inglese come compagno di squadra del centauro di Taree.
I due conoscono la pista a menadito e danno vita ad un duello entusiasmante che sicuramente li avrà riportarti con la memoria all’anno precedente, ma nessuno è disposto a cedere di un millimetro.
Bayliss non vuole accettare la sconfitta da una moto identica alla sua e spreme sempre più la 996 di quel tanto che basta per farlo transitare primo sul traguardo davanti all’ex compagno di squadra, che cavallerescamente gli fa i complimenti.
Neil si prenderà comunque la rivincita nella seconda manche, distanziando l’australiano nelle prime fasi e tenendone sotto controllo il tentativo di rimonta, ma per Troy a compensare la piccola delusione, c’è la notizia che la Ducati ha deciso di rinnovargli il contratto per i prossimi due anni, indipendentemente dal rientro o meno di Fogarty.

La gara successiva si tiene sull’angusto circuito tedesco di Oscherslebern, ma per Troy non esistono circuiti ostici ed il centauro Ducatista riporta nuovamente la sua rossa sul podio conquistando un terzo ed un secondo posto dopo aver lungamente battagliato con il tandem delle Kawasaki composto da Lavilla e Yanagawa in ambo le frazioni.
Dopo l’appuntamento in terra germanica il circo della SBK si trasferisce in Olanda sull’allora temibile pista di Assen, un circuito considerato da tutti gli addetti ai lavori, come il più complesso e difficile al Mondo, ma questo non crea alcun timore al centauro australiano di casa Ducati che ottiene ottime prestazioni sin dai primi giri di pista.
Al via di gara uno si scatena un violento temporale e sulla pista allagata Troy incappa in uno dei suoi caratteristi errori dovuti alla sua incredibile determinazione e getta via una gara che poteva tranquillamente concludere sul podio, ma questo non scoraggia l’ardimentoso australiano che al via di gara due si porta subito con decisione nel gruppo dei primi, con il chiaro intento di riscattare la delusione della prima frazione.
Presto si forma un trenino di testa tra cui si distinguono il ducatista, Haga, Chili, Corser ed Edwards, ma dopo metà gara la competizione subisce un violento scossone per via di alcune tracce d’olio lasciate da un altro concorrente all’uscita dell’ultima curva che gettano nello scompiglio i piloti in pista costringendo alla caduta Chili, mentre Haga e Bayliss con equilibrismi d’alta scuola e con un po’ di follia, non rallentano di un centesimo e ne approfittano per allungare sugli altri. Troy e Nori scatenano una violenta battaglia, con sorpassi e controsorpassi a ripetizione, con l’australiano che dimostra di non temere alcun timore reverenziale nei confronti del blasonato giapponese che nonostante stia inventando sorpassi in ogni dove, sembra in difficoltà ad arginare la classe del nuovo venuto.
A poche tornate dal termine Troy sfodera un superlativo attacco all’ultima staccata e poi inizia ad allungare imperiosamente, con Haga che non sembra capace di seguirlo, ma il ducatista sta forzando troppo e rovina a terra sul più bello e si ritrova a sfogare la sua delusione con un violento pungo sul terreno fangoso di Assen, ma in questa gara tutti hanno capito che il semisconosciuto debuttante della Ducati è ormai pronto ad affrontare qualsiasi avversario.

L’ultima gara si tiene nuovamente a Brands Hatch, che sostituisce in extremis il round di Imola, ma la notizia più importante arriva prima della gara: infatti Colin Edwards è appena diventato campione del Mondo grazie alla squalifica per doping di Haga.
Il giapponese infatti, in occasione della prima gara di Kyalami, aveva assunto dei farmaci per il raffreddore non consentiti e così gli vengono annullati i punti ottenuti in quell’occasione e viene diffidato dal partecipare all’ultima prova del campionato, consegnando di fatto il titolo a Colin Edwards.
L’assenza del nipponico viene comunque sanata dall’innesto delle solite wild card del locale campionato britannico, tra le quali spicca Michael Rutter su Ducati che s’invola subito al via di gara uno e trionfa facilmente davanti al rimontante Bayliss che dopo dei primi giri poco felici, ha rimontato con determinazione fino al secondo gradino del podio.
Purtroppo la stagione dell’australiano si chiude malamente con una caduta in gara due, che viene vinta dal neo iridato Edwards che festeggia con tanto di cappello da cowboy, ma in casa Ducati si può festeggiare comunque: infatti grazie all’incredibile apporto di Bayliss, la casa italiana si riconferma campione del Mondo costruttori.
Una stagione incredibile quella della Rossa duramente segnata dalla perdita del suo leader indiscusso Carl Fogarty, che proprio in questa gara ha dato il suo addio alla categoria sancendo la fine della sua carriera di pilota con un giro di pista sulla sua Ducati 996 numero 1.
Ma per un Re che abdica, nel regno ducatista si è subito proposto un degno erede, l’australiano Troy Bayliss, che da semi sconosciuto ex verniciatore proveniente dall’Australia, si è trasformato nel principe ereditario che la Ducati stava aspettando, conquistando in un solo anno i galloni di pilota di punta ed i cuori dei tifosi della Rossa.

Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy


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