2003: Debuttare a 34 anni

Il 2003 è l’anno del grande salto in Moto gp, la classe regina del motomondiale che vede come suo re incontrastato il giovane italiano Valentino Rossi su Honda.
Ovviamente il debutto in questa difficile classe per Troy Bayliss, non poteva che avvenire su una Ducati anch’essa all’esordio nella serie iridata, il suo compagno di squadra è Loris Capirossi.
Dopo un autunno ed un inverno di test, si va in Giappone a Suzuka per la prima gara; è un gran premio segnato dalla tragedia del povero Daijiro Kato, che mette in secondo piano qualsiasi risultato statistico, ma merita comunque una piccola citazione la gara di Bayliss che al debutto su una pista sconosciuta termina ottimo quinto.
La gara successiva riserva grandi sorprese e mette per la prima volta in luce il valore del centauro australiano: al via l’attenzione viene catalizzata da un brutto incidente tra Jeremy McWilliams e Colin Edwards, ma quando le telecamere tornano sui primi, c’è un’inaspettata sorpresa.
Infatti in testa al plotone, troviamo il “rookie” Troy Bayliss autore di una partenza al fulmicotone dalla nona piazza, mentre al suo inseguimento c’è la muta delle Honda composta dal trio Gibernau, Rossi, Biaggi e la Ducati gemella di Capirossi, ma il compagno di squadra di Troy, commette subito un errore nel corso della prima tornata e scivola nella pancia del gruppo, si ritirerà verso metà gara dopo un’ulteriore divagazione sulla terra.
Nel frattempo Bayliss è scatenato ed allunga sul gruppo inseguito come un ombra dal solo Sete Gibernau, ma l’australiano non cede di un millimetro e tra continue in traversate e spazzolate, mantiene la testa per oltre 10 giri, quando il consumo anomalo della gomma posteriore lo costringe ad un errore e successivamente a calare il ritmo.
Scivola così in quarta posizione, ma non rinuncia a dare battaglia ed impegna Rossi in un furibondo duello fatto di staccate al limite che fanno sognare i tifosi ducatisti.
Troy termina così quarto, mentre la vittoria è ad appannaggio di Sete Gibernau, il compagno di squadra dello sfortunato Daijiro Kato, a cui l’iberico dedica il successo ridando il sorriso alla squadra di Gresini ancora scossa per la tragica perdita.

Il n.12 della Ducati intanto continua con successo il suo apprendistato ed al Gp di Spagna arriva addirittura la prima fila ad un niente dalla pole position; al via l’australiano scatta immediatamente al comando, ma un errore lo costringe in seguito a lasciare spazio a Capirossi ed alle solite tre Honda di Rossi, Biaggi e Gibernau, ma dopo pochi giri l’iberico rovina a terra ed abbandona la lotta per la vittoria.
Mentre Rossi e Biaggi si allontanano, le due Ducati si contendono il podio con Troy che pressa Capirossi fino ad indurlo all’errore, conquistando così il primo podio della carriera che sembra poter essere il principio di una lunga serie.

Invece da quel gran premio in poi il rendimento dell’australiano tende a calare alternando buone gare concluse in zona punti ad alcuni errori, mentre il suo compagno di scuderia Capirossi ottiene la prima storica vittoria per la Ducati in Moto gp a Barcellona, approfittando di un errore di Rossi che esce di pista a pochi giri dalla fine, mentre pressava la rossa numero 65.
Da segnalare però la gara di Assen, dove Troy dopo deludenti qualifiche, delizia il Mondo intero con un’epica rimonta sul bagnato, effettuando un sorpasso all’esterno su Valentino Rossi senza precedenti, tanto da lasciare allibito anche il centauro italiano; purtroppo però anche in questa occasione una scivolata toglie all’australiano la soddisfazione di un possibile podio.
Le quotazioni di Bayliss tornano a rialzarsi a Donington dove conclude 5° dopo una bella battaglia con Checa, poi nella successiva gara in Germania torna finalmente a solcare il podio, conquistando la terza posizione dopo aver lottato nelle fasi iniziali con la Yamaha di un ispirato Melandri e con la Honda di Biaggi, che poi commette un errore regalando di fatto la terza posizione al centauro della Ducati che da quel momento condurrà una gara in beata solitudine fin sotto alla bandiera a scacchi.

A Brno, Baylisstic è ancora sul podio, ma è un podio che sa un po’ di occasione mancata.
Al via Troy, si impone in testa al gruppo e comanda le operazioni con facilità seguito come un’ombra dalle Honda di Rossi e Gibernau, ma a metà gara l’iberico e l’italiano rompono gli indugi e sferrano l’attacco alla Ducati; Troy cerca comunque di difendersi, regalando così un grande spettacolo al pubblico fatto di sorpassi e contro sorpassi, ma questa bagarre risulta controproducente per tutti e tre i contendenti, così Capirossi con la seconda “rossa” può riagganciarsi al trio di testa.
A pochi giri le Honda di Gibernau e Rossi comandano le danze, seguite da un Troy Bayliss che sembra dare l’idea di aspettare solo il momento propizio per attaccare, ma Capirossi alle spalle dell’australiano preferisce non attendere ed inizia a battagliare con il compagno superandolo, ma facendo così scappare il duo della Honda.
L’italiano sarà poi costretto al ritiro da una rottura meccanica, che fa perdere ulteriore tempo a Troy che ormai è distante oltre due secondi dai battistrada; all’ultimo giro riesce a recuperare 1 secondo pieno, ma non è sufficiente per rientrare nella volata finale e si deve così accontentare di un altro terzo posto, che però sa un po’ di amaro.

Da quel momento in poi Baylisstick farà sempre più fatica con la gp3, troppo scorbutica per il suo stile ed i risultati diventano meno significativi, con piazzamenti nei punti alternati a qualche caduta, come quella a Motegi, dove viene coinvolto in una carambola al via assieme a Colin Edwards ed è in questa occasione che il campione di SBK 2001, dimostra una sportività ed una generosità impareggiabili.
Infatti una volta preso atto che la sua gp3 era troppo danneggiata per continuare, corre verso Edwards, il suo rivale storico in Superbike e lo aiuta a rimettersi un corsa…un gesto d’altri tempi, che fa sognare i romantici delle corse.
A Phillip Island le cose sembrano migliorare, infatti l’australiano della Ducati si piazza in prima fila e grazie ad una partenza a razzo si porta subito in testa, anche se un errore all’ultima curva del primo giro lo retrocede poi terzo dietro a Gibernau e Melandri, ma Troy sembra padrone della situazione.
In poche curve fulmina lo spagnolo ed insidia la leadership dell’italiano, ma è un Melandri molto nervoso ed agitato quello che corre in Australia e costringe l’aussie ad una rovinosa caduta che lo lascia esanime a terra.
Le immagini sono drammatiche, Troy dopo aver sbattuto violentemente il capo a terra, rimane steso sull’erba e non accenna alcun movimento; intervengono i sanitari con la barella e viene predisposto l’elicottero per il trasporto in ospedale, ma per fortuna le condizioni sono molto meno gravi del previsto ed il tutto si risolverà con un brutto spavento e nulla più.
Purtroppo, però il Mondiale 2003 riserva un’altra piccola delusione per Troy che perde per pochi punti il titolo di “rookie of the year” ai danni del pilota Honda Repsol: Nicky Hayden che lo scavalca nelle ultime gare di campionato, in questa speciale classifica riservata ai debuttanti.
In ogni caso si è trattata di un annata positiva e lascia ben sperare per un 2004 ancora più da protagonista.

Riccardo Dalmonte
Alias: Take it easy


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